Antonio Cornacchia | Studio creativo

 

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Ho lavorato sempre come free lance ad eccezione di una parentesi di quattro anni, fra il 1998 e il 2002, quando ebbi l'opportunità di entrare in BGS D'Arcy, un colosso della pubblicità italiana che proprio in quel periodo viveva la sua stagione più splendente, tanto da arrivare nel 2000 ad aggiudicarsi il titolo di Agenzia dell'anno per la rivista di settore Pubblicità Italia.

 

 

Con direttori creativi come Pasquale Barbella e Gavino Sanna e con colleghi senior come Dario Mondonico, Piero Bagolini, Silvano Cattaneo, Mavì Cerenza, Viky Gitto e molti altri, fu per me una seconda accademia: dopo quella d'arte, quella dell'advertising ai più alti livelli.

 

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Fra i clienti per cui si lavorava Ikea, Swatch, Indesit, Infostrada, De Cecco, Rana... con grandi produzioni e una struttura alle spalle che arrivava a contare circa 120 dipendenti. Gli uffici erano in via Correggio a Milano, nello stabile che un tempo era stato il Virus, notissimo centro sociale di cui negli scantinati ancora restavano sparute tracce, come i graffiti sui muri ("We want the world", se ricordo bene).

 

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Il passaggio da grafico ad art director e da un piccolo studio ad una multinazionale fu travolgente. La BGS (Barbella, Gagliardi, Saffirio) faceva infatti parte del network D'Arcy e qualche anno dopo sarebbe entrata nella galassia Pubblicis, secondo il gran turbinio di acquisizioni e fusioni molto in voga allora nel settore. Passare da una dimensione artigianale a quella internazionale insomma fu frastornante. Una formidabile occasione di formazione per affrontare campagne con super budget e su media per cui mai avevo progettato prima.

 

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Chiusa la parentesi agenzia, negli anni seguenti sono tornato a cimentarmi soprattutto con la grafica, per la stampa e per il web. Di tanto in tanto però qualche annuncio, qualche campagna è comunque divertente idearla, come queste qui di seguito. Alcune di esse in collaborazione con vecchi amici come il designer Giovanni Pesce e il copywriter Marco Livi.